Il 30 settembre 2014 Prince festeggiò l’uscita degli album Art Official Age e Plectrumelectrum con un Q&A sulla sua pagina Facebook. Gli utenti erano invitati a sottoporgli domande. Ne arrivarono 3000, eppure Prince rispose a una sola di esse. Un certo Emanuel lo invitava a «sottolineare l’importanza di intonare la musica alla frequenza di 432 Hz», la cosiddetta accordatura aurea. Prince rispose con tre parole: «The Gold Standard», come il titolo di una sua canzone. Che cos’è l’accordatura aurea? E che c’entra la frequenza di 432 hertz con la musica che ascoltiamo?
Quando gettiamo un sasso in uno specchio d’acqua placido si producono cerchi concentrici. Qualcosa di simile avviene col suono, che è il prodotto di vibrazioni nell’aria. Tanto più il suono è acuto, tanto maggiori saranno le vibrazioni, ovvero i “cerchi”: quando Robert Plant vi invita a spremergli il limone lo fa a una frequenza maggiore rispetto a quando Nick Cave liscia Kyle Minogue prima di ammazzarla. Ogni suono ha una sua frequenza, la cui unità di misura al secondo è l’hertz (Hz). L’uomo ne percepisce di compresi fra 16 e 20.000 Hz. Ovviamente anche le note sono suoni e a ognuna corrisponde una frequenza precisa. Nel mondo occidentale è stato deciso che il La sopra al Do centrale corrisponde a 440 Hz. Secondo le leggi del temperamento equabile che regolano la tonalità come la conosciamo, il La dell’ottava inferiore vibra a 220 Hz, quello dell’ottava superiore a 880 Hz. Allo stesso modo, il Do centrale vibra a 261,6 Hz, il Re a 293,7 Hz e così via.
Si tratta di una convenzione, frutto di una lunga storia, di innumerevoli opinioni e di qualche ripensamento. Un tempo l’intonazione degli strumenti musicali variava enormemente. Giuseppe Verdi ispirò una legge del Governo datata 1884 affinché il diapason fosse portato a 432 vibrazioni. Per questo motivo, nel 1988 i senatori Boggio, Mezzapesa, Cappelli e Azzarà presentarono al Senato un disegno di legge per la “Normalizzazione dell’intonazione di base degli strumenti musicali” a 432 Hz. In altri secoli, Mozart aveva suggerito 422 Hz, Händel 423. Avrebbero potuto spuntarla loro, ma l’esecuzione della musica in sale sempre più ampie portò ad adottare un’intonazione più acuta che rendesse brillante il suono degli strumenti in quel contesto senza mettere in difficoltà i cantanti. La frequenza chiave 440 fu decisa solo nel 1939 in una conferenza a Londra e accettata uniformemente nel 1953.
I sostenitori dell’accordatura aurea affermano che 432 vibrazioni al secondo sono più naturali, perché in connessione con le leggi che governano l’universo. A sostegno della tesi portano vaghi oppure complicatissimi calcoli matematici, presunte consonanze col movimento dei pianeti e con le pulsazioni del cuore umano, rapporti fra i suoni e le nostre cellule, persino la natura della composizione del dna. Secondo loro, il medesimo spartito suonato accordando a 432 Hz produrrebbe un risultato più armonioso, ispirando sentimenti positivi. Al contrario, l’attuale intonazione incoraggerebbe la negatività. Per dimostrarlo viene tirata in ballo la musica popolare per eccellenza del Ventesimo secolo, il rock, che ispirerebbe sentimenti antisociali per via del diapason a 440 Hz.
È una sorta di movimento sotterraneo, teso a offrire un’esperienza di ascolto più rilassata e positiva. Agli echi di spiritualità new age s’affianca un pizzico di complottismo laddove vengono tirati in ballo i nazisti come responsabili dell’assunzione da parte della comunità internazionale dei 440 Hz. Ci sono software come Audacity che consentono di ascoltare le vostre canzoni preferite con una diversa intonazione, siti web che mettono a confronto le esecuzioni, dischi e concerti suonati con gli strumenti diversamente intonati. In Italia, la Stone Circles Fuzz Orchestra – evoluzione di una cover band dei Pearl Jam chiamata Ten Jam – suona musica rock con l’accordatura aurea.
Non esiste alcuna convincente dimostrazione scientifica a sostegno di queste tesi – a meno che non consideriate significative certe coincidenze matematiche. Né l’ascolto di musiche trasposte a 432 Hz offre esperienze significativamente diverse da quelle degli originali, specie per quanto concerne il rock. Otto vibrazioni al secondo sulla quarta ottava del pianoforte rappresentano un intervallo difficilmente percepibile e ogni definizione del diapason – che sia 422, 432 o 440 – appare arbitraria. Ma se non altro Emanuel e Prince hanno segnato un punto: la musica in cui viviamo è frutto di convenzioni.
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