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Rihanna, il concerto come ostensione del corpo della pop star

rihanna aperturaPiù che un concerto, un grande medley in cui le canzoni sono ridotte ai minimi termini, tagliate, stipate in una scaletta che in un’ora e un quarto conta due dozzine di pezzi. Più che un’esibizione dal vivo, uno spettacolo in cui si va a vedere il corpo della performer che ha contribuito a ridefinire il concetto di pop star nell’era digitale. A un concerto di Rihanna non si applaudono i virtuosismi, ma i twerking. Letteralmente. Quando la cantante delle Barbados si china e agita il sedere a favore di camera, che trasmette le immagini sui due megaschermi che permettono anche a chi è sul secondo e sul terzo anello di vedere qualcosa, i 50.000 di San Siro si uniscono in un boato d’approvazione. Se c’è una cosa che è stata celebrata, a Milano, è l’adorazione di una pop star che ha ridefinito il culto del corpo nel pop.

L’atto dell’esecuzione della musica non è al centro della scena. Non lo sono neanche i musicisti, che compaiono e scompaiono dal palco. È difficile, per lo meno dalla tribuna, capire che cosa è suonato e che cosa è programmato. E anche capendolo farebbe poca differenza: la gente è qui per ballare, non per sentire musicisti suonare. Ed è quello che accade sul palco, costantemente, fra le mosse sexy di Rihanna e le coreografie del suo corpo di ballo. Le parti vocali contano spesso sulla rete di salvataggio di cori e canti preregistrati, cosicché la pop star può anche allontanare il microfono della bocca e il canto prosegue.

La figura di Rihanna non si esaurisce nella musica e l’Anti World Tour lo mostra chiaramente. Il concerto non rivela interamente la personalità dell’artista, non come lo può fare la somma di canzoni, video, account Instagram, interviste, servizi fotografici, linee di moda. La musica celebra l’eclettismo incasinato di Anti saltando con uno zapping nervoso da un pezzo all’altro, ma al posto di mostrare i motivi della sua statura d’artista pop, Rihanna confeziona uno show professionale, col pilota automatico, freddo come lo può essere una sfilata di moda. La decisione di chiudere la serata con Love on the Brain, la sua migliore prova canora, quella in cui è più impegnata e fragile, dimostra che Rihanna vuole legittimarsi come vocalist e non solo come celebrità. Non ci riuscirà finché si limiterà a concepire i concerti come un’ostensione del suo corpo.

 

Tratto da un articolo di Rockol

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