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Il treno, l’uomo, l’America e il mito

bragg-henryIl confronto più celebre fra uomo e macchina nella storia della ferrovia americana ebbe luogo nei pressi di Talcott, West Virginia attorno al 1870. Erano i muscoli degli uomini a spianare la strada al progresso su rotaia: armati di mazze, i lavoratori scavavano nicchie nella roccia di granito dove inserire cariche d’esplosivo. Protestarono quando apparve la trivella a vapore che prometteva di scavare la roccia più velocemente e con minore dispendio d’energie: quella macchina avrebbe tolto loro il lavoro e comunque non sarebbe stata in grado di battere un operaio americano. Là dove si stava costruendo il Big Bend Tunnel fu organizzata una gara fra una trivella a vapore e il più forzuto dei lavoratori, un afroamericano di nome John Henry sulle cui possenti spalle gravava il destino dei colleghi. Qualcuno diede il via. Nel tempo prestabilito la trivella penetrò tre metri di roccia. L’uomo ne scavò più di quattro prima di accasciarsi a terra, ucciso dallo sforzo.

Autentica o apocrifa che sia, la vicenda dell’eroe che cerca di resistere al progresso tecnologico ha ispirato articoli, libri, musical, composizioni colte e una celebre ballata folk che hanno cantato tutti, da Johnny Cash a Bruce Springsteen. Ora John Henry è una delle tredici canzoni che l’inglese Billy Bragg e l’americano Joe Henry interpretano in Shine a Light: Field Recordings from the Great American Railroad, un omaggio all’epopea delle ferrovie americane che riunisce storie d’eroi, lavoratori dalla forza sovraumana, magnifici malvagi, carcerati e naturalmente cuori infranti, un mondo di uomini affratellati dall’esistenza segnata o persino trasformata dalla rete ferroviaria che andava formandosi nel tempo in cui le canzoni furono composte, un universo descritto nei primi anni ’80 da Norm Cohen in Long Steel Rail: The Railroad in American Folksong (University of Illinois Press).

I due musicisti – uno folksinger di ferrea formazione anti-thatcheriana, l’altro cantautore e produttore chic, nonché cognato di Madonna – hanno inciso le folk songs durante un viaggio ferroviario di 65 ore lungo la linea Texas Eagle, quasi 4.400 chilometri da Chicago a Los Angeles. Hanno cantato storie tragiche e romantiche uno di fronte all’altro, due chitarre acustiche, un microfono nel mezzo. Niente a che vedere con le moderne registrazioni, perfette e asettiche. Le incertezze nell’intonazione, il carattere essenziale degli arrangiamenti e la presenza di rumori di fondo mimano semmai le registrazioni sul campo dei musicologi che negli anni ’30 giravano l’America per archiviare il patrimonio blues e folk prima che scomparisse. Queste canzoni non rischiano di scomparire, ma Bragg e Henry le hanno incise per ricordarci che stanno alla base di quella che chiamiamo musica rock.

I due hanno scelto come punto di partenza la Union Station di Chicago, lì è stata scattata la foto di copertina con la scritta «To all trains», magnifica promessa di viaggi avventurosi. La stazione disegnata dall’architetto Daniel Burnham, il cui motto era «Non fare piccoli progetti: non hanno la magia per rimescolare il sangue degli uomini», è oggi al centro di un processo di rinnovamento di Amtrak che la vorrebbe trasformare in un polo d’attrazione turistica. In una balconata affacciata sulla hall dove Brian De Palma ambientò una scena chiave degli Intoccabili, i due hanno registrato una delle composizioni più recenti, roba di metà anni ’60. The L&N Don’t Stop Here Anymore racchiude un ricordo d’infanzia della folksinger Jean Ritchie, il lamento per un pezzo di benessere che se ne va: una fermata in Kentucky della linea ferroviaria Louisville & Nashville fu soppressa a causa della chiusura delle miniere, i carrelli un tempo ricolmi di materiale lasciati in fila ad arrugginire, i minatori dai visi anneriti dal carbone diventati improvvisamente «bianchi come la neve in febbraio», nell’aria la sensazione d’esser stati traditi dal progresso.

Per rifare queste canzoni ci vuole spirito romantico, amore per la storia e i miti d’America, la volontà di spiegare il desiderio di sentirsi comunità connessa da rotaie e traverse. Bragg e Henry snobbano le canzoni a sfondo religioso, quelle sui binari che portano in paradiso o all’inferno, e lasciano da parte quelle sui disastri ferroviari che pure ispirarono un bel filone di folk songs e immensa curiosità. Preferiscono la vicenda dell’uomo che in quello stesso periodo era il terrore della Louisville & Nashville. Era Railroad Bill, un afroamericano di nome Morris Slater reso celebre dall’omonima folk song che la coppia ha inciso su una banchina della stazione di St. Louis – il brusio dei passeggeri è chiaramente udibile in sottofondo. Il giornale degli impiegati della L&N lo definiva un «negro disperato». Depredava i treni merci gettando sulle massicciate il bottino che avrebbe recuperato in seguito. Chiunque cercasse di fermarlo veniva ucciso oppure spariva misteriosamente. Per alcuni era un assassino spietato, per altri un martire che sparava solo per legittima difesa. Morì nel 1897 non prima d’essere diventato un eroe popolare cui venivano attribuiti poteri sovrannaturali. Il suo corpo imbalsamato fu esposto a Montgomery, a 50 centesimi di dollaro a visitatore.

Lo sviluppo della rete ferroviaria negli Stati Uniti alla metà dell’Ottocento fu fenomenale: nel 1835 si contavano 1600 chilometri di binari, quando John Henry affrontò la trivella a vapore erano trenta volte tanto, nel 1881 si erano centuplicati. L’impatto sullo sviluppo economico fu notevole, quello sull’immaginario popolare altrettanto importante. Nacque il mito del senzatetto che vagabonda saltando da un treno all’altro, hoboes in cerca di lavoro oppure tramps a caccia d’avventura. In Hobo’s Lullaby resa celebre da Woody Guthrie e cantata da Joe Henry nella stazione in stile Mission Revival di Alpine, Texas, il ronzio delle rotaie è la ninnananna del senzatetto che chiude gli occhi e sogna un paradiso dove non esistono agenti di polizia. Nel traditional Waiting for a Train Bragg s’incarica di rappresentare il derelitto che il frenatore caccia a male parole e dà voce al suo «cuore colmo di dolore» imitando lo yodel di Jimmie Rodgers – «Sono il primo inglese dai tempi di Morrissey a cantare uno yodel in modo non ironico», ha scherzato Bragg durante un recente concerto a Londra.

Bragg e Henry si scambiano i versi di Rock Island Line, canzone in tempo intonata dai condannati ai lavori forzati dedicata alla linea della Chicago, Rock Island, and Pacific Railway Company attiva fin dal 1880. La luce del Midnight Special illumina le celle dei reietti rinchiusi nel penitenziario di Sugar Land, Texas, e pare una promessa di libertà. Anche In the Pines, nota con il titolo alternativo di Where Did You Sleep Last Night, viene ricondotta al mondo della ferrovia. Delle varianti esistenti – uno studio risalente ai primi anni ’70 ne contava 160 – Bragg e Henry scelgono quella degli americani Louvin Brothers che la inclusero nel disco del 1956 che raccoglieva dodici Tragic Songs of Life. La storia d’amore e morte che Kurt Cobain urlava nell’esibizione unplugged dei Nirvana assume tutt’altro significato: il protagonista guarda scorrere le diciannove carrozze del treno che porta via l’unica donna che abbia mai amato.

Non c’è canzone della raccolta che esprima «il potere trasformativo della ferrovia» (Bragg) quanto Railroading on the Great Divide di Sara Carter, fondatrice della Carter Family e zia di June Carter Cash. Ambientata nel 1916, è la storia vera di un uomo senza un soldo che si dirige verso ovest. È certo di riuscire a spostare la sua personale frontiera un po’ più in là, troverà lavoro nella ferrovia. Si ferma in Wyoming, sul Continental Divide. Lì, sullo spartiacque americano che divide i fiumi che sfociano nel Pacifico da quelli che si gettano nell’Atlantico, l’uomo si guarda attorno e non vede che bellezza e possibilità: le Montagne Rocciose, il cielo immacolato, e un treno che sfreccia.

 

 

Pubblicato originariamente su IL

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