«All’epoca era droga sesso rock’n’roll. Ora è rimasto solo il rock’n’roll». Al telefono da Manchester, Shaun Ryder ride. È la lucidità il motivo per il quale il nuovo album dei Black Grape Pop Voodoo è meglio del precedente, il deludente Stupid Stupid Stupid uscito vent’anni fa. «Per me questo nuovo è meglio anche del primo… quello lì… come si chiamava?». Si chiamava It’s Great When You’re Straight… Yeah, era il debutto per il gruppo inglese, il titolo naturalmente era ironico. Uscì nel 1995, finì primo in classifica nel Regno Unito riportando al centro dell’attenzione il nome di Shaun Ryder dopo il declino degli Happy Mondays, una parabola discendente culminata idealmente nella recensione del Melody Maker di Yes Please intitolata «No thanks». Ma anche i Black Grape si sfaldarono in fretta. «Io e Kermit, il mio partner nella band, eravamo drug buddies. Poi lui s’è messo in testa di fare l’artista solista e io ne avevo abbastanza di andare in tour e delle stronzate della band. Girava troppa droga. Eravamo giovani e stupidi».
Personaggio chiave della scena di Manchester alla fine degli anni ’80, Shaun Ryder è il simbolo della dissoluzione di musicisti che celebrarono la seconda estate dell’amore mischiando rock, musica house, ecstasy e parecchia altra roba. La dimensione del suo status è proporzionale alla grandezza della sua dissolutezza in quegli anni e della fama di mezzo delinquente che lo precedeva. Ma se oggi Shaun oggi può parlare di Pop Voodoo, inciso con Paul “Kermit” Leveridge, è perché i due si sono messi alle spalle quella vita di eccessi e una serie di altre circostanze drammatiche. «Kermit sta bene ora!», annuncia Shaun con entusiasmo quando gli chiedo perché la reunion avviene solo oggi. «Adesso in petto ha la valvola di un maiale», dice, riferendosi alla protesi valvolare cardiaca che ha salvato la vita del suo partner. «È proprio in forma. È il momento giusto per tornare». Parlando con il mensile Q, Kermit ci ha scherzato sopra: «Non sono kosher».
Anche Ryder ha dovuto superare non poche difficoltà: l’eroina, il blocco della scrittore, il dissesto finanziario. «Non sono riuscito a scrivere canzoni per dieci anni», racconta. La cosa è strettamente collegata ai guai con la giustizia. «Sono stato messo in amministrazione controllata a causa di una contesa di lunga data con il mio vecchio management. Anni fa avrei dovuto pagare loro una certa somma, non lo feci perché ero giovane e arrabbiato, mi sono ritrovato in questa situazione per cui per dodici anni mi sono stati sequestrati tutti i guadagni. Tutti! Guadagnavo 150 sterline? Me le prendevano. In totale, fa qualcosa come un milione di sterline. L’alternativa sarebbe stata andare in bancarotta, ma facendolo avrei perso tutti i diritti sulle mie canzoni. Mi ci sono voluti dodici anni e una lunga serie di avvocati per venirne fuori. Una follia». Uscito dallo stato di amministrazione controllata, Ryder ha partecipato al reality I’m a Celebrity… Get Me Out of Here!, nel 2010. «Mi è servito per pagare gli avvocati e poi, sì, anche per rilanciare il mio nome. Andavo per i 50, era comunque venuto il momento di cambiare».
Pop Voodoo è stato composto, registrato e prodotto nel giro di quattro settimane. Non è un capolavoro di scrittura, ma possiede la freschezza che si suppone debba avere un disco dei Black Grape, che negli anni ’90 si misero in testa di mischiare rock, pop, funk, hip-hop, in una grande party music. «L’abbiamo fatto con il produttore Youth. È brillante e poi è amicissimo del nostro manager Alan McGee». L’album si apre con Everything You Know Is Wrong, nata da una conversazione su «quanto stupido, idiota e ridicolo sia Trump». Il tono però non è mai troppo serio. Molte canzoni dell’album, presentato alla stampa accompagnato da una nota di Irvine Welsh, hanno un che di fumettistico: «Giusto, è proprio quel che facciamo io e Kermit: scriviamo brevi storie per cartoni animati. Ma in fondo non era da cartoon anche quella canzone che diceva: I am the walrus, I am the eggman?». E a chi è dedicata I Wanna Be Like You? «Oh, aspetta… Mmm… Ma sai che mica me lo ricordo quel testo? Com’è che fa?». Gli ricordo la parte in cui descrive qualcuno che «dà di matto quando beve». «Ah sì… parlo di… è assolutamente… beh, cazzo, quello sono io… Però no, aspetta. Non è la canzone dove a un certo punto dico che qualcuno fuma ancora erba a 74 anni? Ecco, quello è mio padre».
Il titolo dell’album viene da una storia raccontata da Alan McGee, uno dei manager e discografici chiave della scena di Manchester e non solo. «Ci ha detto che il musicista di una delle band che seguiva all’epoca e credo ancora adesso – ma non chiedermi quale, se te lo dicessi mi metterei in un mare di guai – credeva di avere successo perché aveva venduto l’anima al diavolo. Ci abbiamo scritto sopra una canzone». Alcuni pezzi dell’album hanno un retrogusto anni ’60. «Vero. A Youth abbiamo detto: vogliamo mischiare i Bee Gees, i Beach Boys, la disco, l’hip-hop e i Geto Boys». Il nuovo stato di sobrietà è celebrato in Sugar Money, una canzone che fa: «Sesso, droga e rock’n’roll, siamo troppo vecchi per queste cose». Shaun ride: «È così. Ma non dire a mia moglie che sono troppo vecchio per il sesso, mi raccomando. Specie adesso che non produco più testosterone e devo iniettarmelo nelle gambe. È come se avessi di nuovo 25 anni».
Quando gli chiedo che cosa rese speciale alla fine degli anni ’80 la scena della sua città, Manchester, mi risponde con poche parole: «Disoccupazione. Ecstasy. Tanti ragazzi». Lo scorso 22 maggio, Ryder avrebbe dovuto essere alla Manchester Arena. «Avevo dei biglietti gratis per me e mia figlia di 9 anni, che ascolta Ariana Grande. Poi abbiamo passato una bella giornata all’aperto, abbiamo fatto tardi e non siamo più andati. Dico, quelle erano bambine… Quel che è accaduto mi ha fatto incazzare, mi ha fatto sentire male». Ora nel futuro di Ryder ci sono i concerti con i Black Grape nei festival estivi e nel 2018. C’è in ballo anche un nuovo disco con gli Happy Mondays. «Nei Black Grape siamo solo io e Kermit, nei Mondays ci sono altre cinque persone, è tutto più complicato. Ma uscirà, vedrete, nel 2019».
Pubblicato originariamente su Rockol
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